“Nel 1828 Tommaso Bertolini acquistò dalla famiglia Thiene la casa, gli edifici rustici annessi e tutta la proprietà. Nel 1840 l’edificio subì un intervento di restauro, prevalentemente operato sulle strutture interne. I lavori, con probabilità, non modificarono radicalmente l’antica struttura della facciata, sulla quale venne solo operata una finzione pittorica per dare l’illusione di classicità secondo il gusto e gli orientamenti architettonici dell’epoca. Se mentalmente si opera la depurazione delle parziali migliorie ottocentesche, è possibile ancor oggi osservare la tipica dimora padronale di campagna cinque-seicentesca: nel caso in questione essa era costituita dall’insieme della villa e della foresteria, un tempo aperta nelle sette arcate del portico e nei sette intercolumni della sovrastante loggia. Appartengono alla storia dell’assetto proprietario dell’intero patrimonio fondiario dei Franceschini anche gli annessi edifici rustici, in particolare quello in prosecuzione della loggia che fungeva da abitazione del fattore e dei contadini. Quest’ultima costruzione fu aggiunta per necessità rurali nel corso del 1700, allorquando divisioni ereditarie tra i componenti della nobile famiglia separarono la casa nobile, che precedentemente era sole dimora padronale, dalle necessarie dipendenze ad uso agricolo collocate nel complesso degli edifici poco distanti e raccordati con la composizione architettonica ancor oggi denominata ‘Tre Porte’. “
Da Intinerario di una comunità, L.A. Berlaffa, pagina 292.
Le Tre Porte di Castelnovo.
“Nel 1828 Tommaso Bertolini acquistò dalla famiglia Thiene la casa, gli edifici rustici annessi e tutta la proprietà. Nel 1840 l’edificio subì un intervento di restauro, prevalentemente operato sulle strutture interne. I lavori, con probabilità, non modificarono radicalmente l’antica struttura della facciata, sulla quale venne solo operata una finzione pittorica per dare l’illusione di classicità secondo il gusto e gli orientamenti architettonici dell’epoca. Se mentalmente si opera la depurazione delle parziali migliorie ottocentesche, è possibile ancor oggi osservare la tipica dimora padronale di campagna cinque-seicentesca: nel caso in questione essa era costituita dall’insieme della villa e della foresteria, un tempo aperta nelle sette arcate del portico e nei sette intercolumni della sovrastante loggia. Appartengono alla storia dell’assetto proprietario dell’intero patrimonio fondiario dei Franceschini anche gli annessi edifici rustici, in particolare quello in prosecuzione della loggia che fungeva da abitazione del fattore e dei contadini. Quest’ultima costruzione fu aggiunta per necessità rurali nel corso del 1700, allorquando divisioni ereditarie tra i componenti della nobile famiglia separarono la casa nobile, che precedentemente era sole dimora padronale, dalle necessarie dipendenze ad uso agricolo collocate nel complesso degli edifici poco distanti e raccordati con la composizione architettonica ancor oggi denominata ‘Tre Porte’. “
Da Intinerario di una comunità, L.A. Berlaffa, pagina 292.