Daniele Pernigotti, giornalista freelance ed esperto di cambiamenti climatici, è pronto a partire alla volta della Conferenza sul clima. Insieme a lui altri 7 compagni di pedalate. Ad ogni tappa, previste iniziative divulgative su tematiche ambientali: “Dobbiamo essere noi i protagonisti del cambiamento”
di Andrea Bettini
Due settimane in bicicletta, 1.300 chilometri in sella partendo da Venezia, scavalcando le Alpi e pedalando fino a Parigi alla COP21, la Conferenza sul Clima: salvare il mondo è un obiettivo bellissimo, ma può essere anche piuttosto faticoso. Daniele Pernigotti, giornalista freelance ed esperto di cambiamenti climatici, è pronto a fare la sua parte.
“Ride with us”
Il progetto è stato chiamato “Ride with us” e prenderà il via sabato 21 novembre con un prologo da Venezia a Mestre. Domenica 22 è in programma la prima tappa vera e propria, in un viaggio che attraverserà Trentino, Alto Adige, Austria, Svizzera, Germania e infine la Francia, con tappe anche a Bolzano, Costanza, Friburgo e Strasburgo. L’arrivo è previsto il 4 dicembre, a metà della COP21. Le soste saranno accompagnate da iniziative divulgative sull’ambiente e il risparmio energetico.
“Dobbiamo essere noi i protagonisti del cambiamento”
“Di solito abbiamo la tendenza a scaricare sugli altri la responsabilità di quanto sta accadendo, mentre credo che sia importante sottolineare che i nostri comportamenti sono fondamentali – spiega Daniele Pernigotti, che sul tema ha anche scritto il libro ‘Con l’acqua alla gola’ – È chiaro che in gioco ci sono la politica e molti altri fattori, però dobbiamo essere noi i protagonisti del cambiamento”.
La pedalata fino a Copenhagen
Per Pernigotti, che segue le COP dal 2006, non è la prima esperienza simile. Lo scorso anno pedalò da Venezia a Copenhagen per assistere alla presenzazione del rapporto di sintesi sui cambiamenti climatici dell’IPCC. In quell’occasione era accompagnato da un amico, Claudio Bonato. Questa volta al suo fianco ci saranno anche cinque membri della Società ciclistica “Pedale veneziano” e un medico di Torino che raccoglie fondi per i bambini malati di cancro. Molti altri compagni di viaggio probabilmente li troverà lungo il percorso. “L’anno scorso è stato bellissimo – racconta Pernigotti – A Monaco ci ha aspettato una quarantina di ragazzi festanti, a Rostock c’era una delegazione del Comune che ha fatto 40 chilometri con noi. Tutto è ancora in evoluzione perché queste iniziative crescono in corso d’opera, però per magia le cose bellissime prima o poi saltano fuori”.
Pericolo neve
L’entusiasmo è tanto, ma questo non significa che la strada sia tutta in discesa. Pernigotti, che si definisce un “normodotato che usa la bicicletta per muoversi quotidianamente ma non per fini sportivi”, sa che lo attende un’avventura. Parigi è lontana e la meteo non darà una mano. “Siamo fortunati – dice ironicamente – sabato cambierà il tempo e arriverà il freddo. Dovremo arrivare a 1.700 metri di altezza ed è prevista neve fino a 1.000 metri. Partiremo, ma sappiamo che non sarà semplice. A Trento incontreremo Francesco Moser. Quando ha saputo il programma, ci ha detto: ‘Voi siete pazzi, non si va in bicicletta in questa stagione’. Ha ragione, in effetti se organizzassero queste conferenze ad agosto saremmo più contenti”.
“Queste questioni ci riguardano davvero da vicino”
Parlare di rischio-neve in un’iniziativa sul riscaldamento globale può apparire quasi paradossale. Il problema però è reale, come dimostrano migliaia di studi scientifici e anche molti episodi di cronaca. “Quest’anno nei pressi di Venezia c’è stato il tornado fra Mira e Dolo – racconta Pernigotti – Per chi è della zona è stato sconvolgente: di solito si vedono queste cose in luoghi lontani. Poi si verifica un tornado impressionante e ti rendi conto che queste questioni ci riguardano davvero da vicino”.