Sterrato, sterrato e ancora sterrato!
A volte non viene la parola giusta per descrivere una situazione. Altre volte la scelta è obbligata. Per il tracciato da Pavia ad Asti la scelta è facile: sterrato. Si potrebbe forse aggiungere buche, pozzanghere e un pizzico di fango, ma già sterrato rende abbastanza l’idea.
La giornata inizia con il solito attacco alla diligenza da parte dei predoni affamati. Visto che c’erano due pasticcerie confinanti nei pressi della stazione di Pavia, abbiamo semplicemente raddoppiato il numero di diligenze da assalire.
Poi il cambio della guardia, con tanto di saluto del picchetto d’onore. Alberto e Corina ci salutano e se ne tornano a casa mentre Sebastiano e Ausilia si uniscono a noi. In entrambi i casi non si tratta di ciclisti della domenica. Alberto ha tante storie di giri in bici da raccontare. Da quelle in Africa con Ponti di Pace alla Venezia-Pechino che, per una strana combinazione astrale, è giusta comparsa nel “Non tutti sanno che…” della Settimana Enigmistica di questa settimana.
Ma Sebastiano e Ausilia hanno archiviato diverse edizioni della pedalata su fiumi e laghi ghiacciati dell’Alaska. 1.800 km in pieno inverno, fatte una volta con una bici senza cambio e un’altra spingendola per lunghi tratti a causa delle abbondanti nevicate. Ausilia ha fatto anche la 20K, 20.000 m di dislivello per, credo, 600 km. Insomma grande onore per noi avere anche loro nel gruppo di persone speciali che hanno partecipato alle varie edizioni di RWU.
Sicuramente poco problematico per loro affrontare il terreno sconnesso che abbiamo incontrato per la maggior parte della pedalata fino ad Alessandria. Qualche problemino l’ha creato invece a noi “normodotati” l’affrontare gli 83 km del più lungo parziale di tappa mattutino del giro.
Solo una foratura da affrontare lungo il percorso, questa volta è toccata a Paolo. Alla fine arriviamo alle porte di Alessandria con circa un’ora di ritardo, cosa insolita per un gruppo che è sempre stato estremamente puntuale, nonostante l’imprevedibilità dei viaggi in bicicletta, il gran numero di persone coinvolte e le lunghe distanze (per i normodotati) percorse. Incontriamo all’ingresso della città il gruppo ciclistico de La familiare, guidati dal Presidente Franco, di 75 anni, Giuseppe Trevisan e un altro folto numero di ciclisti.
Una rapida foto nei pressi dell’albero di Napoleone e poi di corsa a riempire i nostri stomaci di biocombustibile. Purtroppo la sosta con gli amici di Alessandria deve essere breve e dobbiamo ripartire rapidamente alle 15.00 alla volta di Asti.
È curioso vedere come pian piano lungo il percorso i nostri accompagnatori si sfilano, finché rimane solo Giuseppe ad accompagnarci negli ultimi km, dei 20 totali, dove ci consegna ai ciclisti di Asti.
Qui avviene un cambio della staffetta da veri professionisti, per cercare di recuperare il ritardo accumulato e arrivare ad Asti prima che cali il buio.
Giuseppe si sfila al volo in corsa con un saluto al gruppo intero e un paio di ciclisti del Dopo Lavoro Ferroviario di Asti prendono la testa del gruppo. Strada facendo altri ciclisti di uniscono a noi, uno alla volta, centellinati, quasi fossero dei guerrieri Sioux in sella ai loro puledri che sbucano fuori dalle rocce e si uniscono ai compagni che stanno proteggendo la mandria di bisonti.
Poche parole, qualche sommesso gesto di saluto e poi con la testa china a spingere sui pedali, per facilitare la nostra corsa verso Asti.
Ahhh… che sensazione meravigliosa! L’asfalto liscio sotto le nostre ruote. Il gruppo allineato e compatto. E gli amici del DLF che controllavano il traffico per consentirci di passare senza perdere velocità tra rotatorie e incroci. Difficile spiegare il senso di piacere a chi non ha passato la mattina ad attutire sulle braccia e sul proprio lato B il susseguirsi irregolare delle buche.
Tanto bello che il tempo passa in un baleno e alle 17.15 siamo già arrivati, ancora in preda all’eccitazione dell’ultima galoppata e con le gambe così sciolte che non avrebbero problemi e mulinare altri km, oltre i 140 percorsi oggi.
Solita sosta rapida per una doccia rapida capace di lavare via tutta la stanchezza e siamo già tutti al DLF per l’incontro serale e la cena in compagnia.
È il nostro ultimo incontro serale e ne approfittiamo per raccontare di pancia cosa quest’esperienza ha significato per noi. Roberto Laudati presenta le diverse raccolte fondi per la ricerca collegate con RWU 2016. Paolo Penzo consegna simbolicamente quella fatta all’interno dei colleghi delle Generali. Gli amici del DLF, che hanno generosamente offerto la cena, consentendoci di devolvere il costo della stessa alle iniziative di Roberto, consegnano un loro ulteriore obolo.
È poi il turno di Pietro Contegiacomo che con il suo progetto di sviluppo della ciclovia del Tanaro, impersona molte delle nostre convinzioni di sviluppo del territorio. È infatti possibile, pur in assenza di vere e proprie ciclabili, creare i presupposti per attirare il turismo ciclistico e valorizzare i prodotti e le bellezze del territorio.
Bellissima serata e bellissima cena conclusiva con l’ottima cucina di Melina e la piacevole compagnia di tutti.
In camera dormiamo con le finestre aperte e qualche zanzara cerca invano di disturbare il sonno pesante e ristoratore dei ciclisti. Lungo il percorso avevamo trovato anche molte rose in fiore, da farci quasi dimenticare che oggi è il primo giorno di novembre.
Il cambiamento climatico, baby…